lunedì, 25 Novembre 2024

Crisi idrica: l’Asp certifica l’uso potabile delle acque del Basento

L’acqua del Basento può essere utilizzata per scopi potabili. E’ la conclusione a cui giunge l’Azienda sanitaria di Potenza che ha emesso un giudizio di idoneità dopo aver preso visione delle analisi effettuate dall’Arpab, il cui risultato è in linea con quanto già...

“In quella specie di universo parallelo io ero morto, ma sentivo la mia presenza, nei tuoi ricordi e nei dialoghi che immaginavi di vivere con me. Allo stesso tempo però percepivo anche la mia assenza, perché non avevo corpo, non avevo voce e non potevo fare nulla, fuori dai confini della tua immaginazione. Come se la morte ci trasformasse in proiezioni nella mente degli altri. All’inizio limpide e fresche, poi sempre più flebili, finchè diventiamo solo un’immagine sbiadita del passato, un ricordo lontano”.

Immaginate di avere un incidente mortale alla vigilia del matrimonio e di poter continuare a “vedere” la quotidianità della vostra (mancata) futura moglie che, dopo alcune settimane di comprensibile dispiacere, torna a vivere. E ad amare un altro: i primi approcci, il fidanzamento, il matrimonio, i figli… tutto nella norma, una routine come tante – solo che accanto a lei avreste dovuto esserci voi.

È su questo assunto che si sviluppa la prima parte del romanzo Il nostro grande niente (Einaudi) l’esordio di Emanuele Aldrovandi, autore e regista per teatro e cinema. Una trama originale, molto pungente, a tratti ironica e soprattutto capace di far riflettere: purtroppo, siamo tutti sostituibili, proprio come è accaduto allo sfortunato io narrante che, tra un presente in cui lui non c’è più eppure ogni cosa continua e un passato nel quale rivive l’amore per la sua ragazza, gli amici, il lavoro, fa tenerezza e suscita molta malinconia.

“Se l’universo restasse fermo, anche solo per un secondo, la gravità lo farebbe collassare su sé stesso. Per questo motivo, nonostante io sia appena morto, i pianeti continuano a roteare intorno alle proprie stelle, le galassie procedono nel loro costante allontanamento le une dalle altre e tu giri la chiave nella porta di quella che fino a qualche ora fa era casa nostra”.

Se avesse l’occasione di vivere ancora, come reagirebbe alla certezza che del suo grande amore, nel giro di un attimo, potrebbe non restare niente?

“I desideri erano minacciati dall’incombenza della fine, che da un momento all’altro poteva impedirmi di provare a realizzarli. Mentre i ricordi – e questa sensazione era ancora peggiore – erano corrosi dalla consapevolezza che prima o poi li avrebbe persi per sempre.”

Nella seconda parte del libro – solo in apparenza leggero, in realtà piuttosto complesso –, senza fare spoiler, la gelosia prende il sopravvento, in maniera morbosa, insieme a una serie di interrogativi esistenziali, a inevitabili sbagli, confessioni, colpi di testa all’interno delle relazioni.

Bello, Il nostro grande niente, pieno di spunti, evocativo e, vista la formazione dell’autore, ideale per una trasposizione cinematografica.

Rossella Montemurro

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