Site icon TuttoH24.info

Il coraggio di Ludovica di ribellarsi alla violenza: una testimonianza toccante raccolta dalla dottoressa Maura Anfossi, psicologa e psicoterapeuta

“Se potessi, vorrei tornare indietro e ascoltare di più ciò che sentivo dentro e a cui non ho dato abbastanza peso perché il mio amore per lui era più forte di tutto. Sapevo che non era giusto trovarmi in una situazione in cui non mi sentivo sicura a casa mia. Avevo paura di qualunque cosa dicevo o facevo perché mi aspettavo la sua reazione negativa. Neanche di notte ero tranquilla, più di una volta mi ha svegliata per chiedermi conto di che cosa avevo detto nel sogno e mi chiedeva insistentemente se stavo sognando un altro. Più di una volta mi ha tirato pugni di notte nelle gambe.”

Quante volte il “troppo amore” e la paura dell’abbandono mascherano in realtà un attaccamento insano verso il partner e ci confinano in una relazione malata, nella quale ci ritroviamo assuefatte a violenza di ogni genere senza riuscire ad avere la lucidità che ci permette di spezzare una spirale perversa? Facile a dirsi, difficile farlo per chi è intrappolata in un legame contrassegnato dalla dipendenza.

È emblematica la storia di Ludovica, raccolta per il settimanale cattolico cuneese La Guida dalla dottoressa Maura Anfossi (nella foto), psicologa e psicoterapeuta rogersiana, che ha firmato il saggio Emozioni a colori. Piccola guida per ritrovare il sé autentico (Edizioni San Paolo) nel quale il significato simbolico dei colori diventa uno strumento per parlare di emozioni, per conoscere le difese che aiutano ad affrontare il dolore mentale e per riflettere sui meccanismi interiori secondo la psicologia umanistica.

“Per fortuna – sottolinea la dottoressa riferendosi al caso di Ludovica – esiste sempre una voce interiore, quella della propria autenticità profonda, che ci aiuta a discernere chiaramente cosa è bene per noi e cosa è nocivo”.

Ludovica aveva 21 anni quando è stata ricoverata nel reparto di Ostetricia dell’Ospedale di Cuneo dopo un’aggressione e un tentativo di soffocamento da parte del compagno. Proprio in Ospedale, sentendosi accudita, capita e, soprattutto, non giudicata, è riuscita da un lato a comprendere davvero ciò che stava vivendo, dall’altro ad aprirsi: “In passato ero già stata una volta in ospedale, ma non ero stata sincera con gli operatori e neanche con me stessa. Non ero pronta, non volevo ammettere ciò che stava succedendo. Sapevo che una relazione così non andava bene, ma avevo la speranza che lui cambiasse e credevo alle sue parole”.

Un cambiamento che non arriva mai, quello del partner, nonostante le rassicurazioni e l’alternanza costante di amore e odio: “Faceva finta di amarmi per non stare solo. Mi diceva che nelle relazioni passate non era mai stato violento.

Ma anche che non era stato coinvolto come con me. E allora mi chiedo perché se mi amava così tanto, non riusciva a rispettarmi. A volte per levarmelo di dosso l’ho anche spintonato. Ero soffocata, cercavo ogni modo per buttare fuori la rabbia. Mi è stata molto utile la terapia EMDR perché mi ha permesso di non avere più incubi e di lasciare andare pensieri vendicativi che non servono”.

Per la ragazza, è stata salvifica anche la gravidanza: “Pensare di avere una bimba dentro di me da proteggere mi ha dato la forza perché io non voglio che lei viva quello che ho vissuto io; è brutto da dire, ma devo proteggerla da suo padre”.

A una persona nella stessa situazione in cui era lei, direbbe di aprire gli occhi prima che sia troppo tardi, chiudere subito una relazione che non funziona perché poi le cose peggiorano: “Non illuderti che migliorino, se continui, non c’è via di scampo. Ascoltati dentro, perché c’è una saggezza che ti guida e ti fa capire che cosa è bene per te. Non ignorarla come ho fatto io per tanto tempo”.

Rossella Montemurro

Pubblicità
Exit mobile version