Un documento finalizzato a favorire la pratica sportiva, lo sviluppo psicofisico delle ragazze e dei ragazzi, e soprattutto che combatte le discriminazione di genere. E’ stato siglato domenica mattina a Palazzo Malvinni – Malvezzi, a margine del convegno “Donne e...
“Sin dall’inizio mi ero fatto l’idea che il procedimento disciplinare, oltre che mal gestito, fosse pretestuoso. Come può un magistrato essere messo sotto indagine disciplinare per aver elaborato un contratto? Non esiste un solo caso del genere. Condivisibili o meno che siano, sono libere pattuizioni tra privati. Solo lo Stato etico controlla i suoi dipendenti in attività lecite e che non lo riguardano. (…)”
Francesco Bellomo è l’enfant prodige della magistratura: appena laureato ha vinto per tre volte consecutive il relativo concorso e, dopo aver prestato servizio come Sostituto Procuratore in tribunale, a soli 27 anni è stato applicato alla Procura Generale presso la Corte di appello di Caltanissetta, per poi transitare nella giustizia amministrativa, fino al Consiglio di Stato.
È il direttore scientifico di una scuola privata di preparazione per la magistratura tra le più importanti in Italia quando improvvisamente viene messo sotto procedimento disciplinare da una commissione guidata dal due volte Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e destituito dal Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa. Sconta tre mesi di domiciliari. All’inizio l’accusa è di estorsione ai danni di una delle studentesse alla quale avrebbe chiesto di lasciare il lavoro di valletta televisiva. Il giudice è accusato poi di avere istituito un vero e proprio codice, che prevedeva, tra l’alto, che le studentesse si presentassero alle lezioni con un abbigliamento particolare e ben definito (il “classico”, “l’intermedio” e “l’estremo”), oltre al divieto di avviare o mantenere relazioni intime con soggetti che non raggiungessero un determinato punteggio, stabilito da Bellomo, a pena di decadenza automatica della borsa.
Gli atti passati alla stampa fanno esplodere una bufera mediatica che raggiunge addirittura gli States – Sexy gate in law school, titolano i quotidiani americani. Giochi di potere, donne, sesso, tradimenti e un contratto che ha scandalizzato l’Italia sono gli ingredienti perfetti di un “caso” destinato a intrigare l’opinione pubblica.
Il complotto (Pimme) ricostruisce in maniera avvincente e circostanziata con prove oggettive e ragionamenti raffinati, il caso mediatico-giudiziario che ha visto coinvolto Bellomo, ma è anche un forte atto di critica nei confronti della magistratura, che penetra in profondità le distorsioni del giudizio normativo.
“Ho subito un procedimento disciplinare e sei procedimenti penali. I procedimenti penali si sono conclusi bene, quello disciplinare – per ora – malissimo. Nel mezzo una vita distrutta, senza però che riuscissero a distruggere me”.
Bellomo, mente brillante e anticonformista, con uno stile di vita avventuroso, nel suo corso, vanta nella sua scuola un altissimo numero di vincitori di concorso – circa quattro volte superiore alla media nazionale, 20% contro 5% –, ripete agli allievi che di fronte a una traccia, qualunque essa sia, avrebbero dovuto sfruttare al meglio due strumenti dei quali dispongono, tempo e codice, per ottenere ciò che metaforicamente descriveva come “l’apertura di una porta chiusa a chiave da parte di non ha abbia la chiave ma debba necessariamente accedere alla stanza ove è situato l’antidoto contro un veleno mortale di cui si sia infettato”. Secondo lui, ragionare e studiare direttamente dai codici più che dai libri di testo è il segreto per raggiungere in meno tempo i risultati migliori.
Poche settimane fa la Corte di Appello di Bari ha assolto Bellomo “perché il fatto non sussiste”, dall’accusa di violenza privata, reato prescritto, che sei anni fa aveva comportato il suo arresto.
Studioso del problema della verità e delle tecniche accusatorie nel processo penale, Bellomo nell’esercizio delle funzioni di pubblico ministero ha ottenuto uno score leggendario (93% di condanne). Autore di numerose pubblicazioni e di tredici volumi in materie giuridiche, tra cui la collana dei “Sistemi” di diritto civile, penale e amministrativo. Oggi è direttore scientifico della società «Diritto e Scienza», che cura la preparazione dei laureati in giurisprudenza per le più importanti carriere giuridiche. È stato anche un formidabile scacchista: capitano della nazionale giovanile a 17 anni, tre volte campione italiano UISP, vicecampione a squadre per la Federazione Italiana, è diventato “maestro” per la Federazione Internazionale, prima di ritirarsi dalle competizioni dopo la laurea.
Rossella Montemurro