A volte la realtà supera la fantasia. Come nel brutto fatto di cronaca accaduto negli anni Venti in Inghilterra, rievocato nel romanzo Il caso di Miss Beatrice Cade (Piemme, traduzione di Velia Februari) di Emma Flint che ruota attorno a un efferato femminicidio.
La Prima Guerra mondiale è appena finita, lasciando una scia di migliaia di morti e troppe donne che si ritrovano vedove o senza più un padre, un compagno o un figlio. Nonostante tutto, è forte la voglia di ricominciare, di tornare sui binari della normalità. È quello che auspica anche Beatrice, una 37enne che fa la segretaria in una ditta. È single, ha poche chance per farsi una famiglia data l’età.
“Forse avrebbe dovuto far capire a Jane come funzionava per lei, e per le donne come lei. Dove Jane vedeva donne brillanti in carriera, Bea vedeva donne con moderne acconciature cotonate che si vedevano nella pubblicità e che non donavano a nessuna di loro; donne con rughe intorno agli occhi che nessuna crema o cipria sarebbero riuscite a coprire. E donne che, nonostante gli abiti di sartoria, avevano le mani rosse e screpolate, le unghie tagliate fino alla carne.
Sono le mani a tradirci, Jane. A identificarci come donne che non hanno né casa né marito; come donne che devono guadagnarsi da vivere“.
Eppure un giorno anche per lei la vita improvvisamente cambia: arriva, nella ditta in cui è impiegata, un nuovo agente di commercio. Tom Ryan è un uomo affascinante, con Bea è sempre cordiale, tra le altre colleghe è lei che sembra preferire per confidenze sempre discrete ma di volta in volta più intime. Bea forse neanche se ne accorge, e si lascia sedurre da Tom, pur sapendo che è sposato. Ma la loro è una felicità effimera, di breve durata: il corpo di Beatrice viene rinvenuto, fatto a pezzi, in una valigia e Tom si ritrova sospettato del più orrendo dei crimini. Inizia il processo e tutto si ribalta. Il maschilismo imperante nell’Inghilterra bigotta di cento anni fa assolve – è la morale comune – Tom, rispettabile padre di famiglia, mentre Bea viene etichettata come una rovinafamiglie.
Alla soluzione del caso può portare una sola persona, Kate Ryan. La moglie. Quella che più di tutti avrebbe dovuto odiare la vittima.
“Non c’è niente di più ambiguo della verità. Un romanzo degno di Patrizia Highsmith”, così è stato definito Il caso di Miss Beatrice Cade. Un ritmo in crescendo, per una narrazione magistrale.
L’Autrice è nata a Newcastle upon Tyne, nel nord-est dell’Inghilterra, nel 1974. Ha studiato inglese e storia alla prestigiosa St. Andrews, e ha partecipato ai corsi di scrittura della famosa Faber Academy di Londra – da cui sono usciti autori come Renée Knight e S.J. Watson. Fin da ragazzina, è sempre stata appassionata di cronaca nera e true crime, e affascinata da casi realmente accaduti, di cui ha una conoscenza quasi enciclopedica. Non a caso, fin dai sedici anni, è stata regolarmente abbonata a Murder Casebook. Tutta la verità su Ruth Malone è stato il suo primo romanzo, conteso da ben nove agenti letterari inglesi decisi a rappresentarne i diritti, un bestseller internazionale accolto da un grandissimo successo di critica e pubblico.
Rossella Montemurro