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“I ragazzi della III F” di Marco La Greca: quattro studenti del Liceo Orazio di Roma verso la Maturità tra i must degli anni Ottanta

Timberland, 501, stonewashed, Clarks, cintura El Charro: negli anni Ottanta erano alcuni dei must adolescenziali. Walkman, telefoni a gettoni, il Piper, i primi McDonald’s, la Lancia Delta, la Fiat Uno… Tutto questo insieme all’outfit, la musica e lo slang di quegli anni ha continui rimandi nel romanzo d’esordio di Marco La Greca I ragazzi della III F (Morellini) che racconta “in presa diretta” l’ultimo anno di quattro studenti del Liceo Orazio di Roma.

Il percorso verso l’esame di maturità del Pennello, del Grifo, di Puddu e di Lele è anche una sorta di iniziazione, per ciascuno di loro, alla vita adulta. Il Pennello è il classico studente modello, succube però di una madre vedova che continua a trattarlo come se fosse un bambino; il Grifo, studente “medio”, passa invece da un’infatuazione all’altra; Puddu, sportivo, è una promessa del ping-pong che sogna le Olimpiadi; infine Lele, scapestrato e insicuro che trova il suo rifugio nell’hashish. Sono le loro esperienze e i loro dialoghi a dare lo spessore di un romanzo di formazione nel quale è facile rispecchiarsi.

È indelebile in noi tutti il ricordo dell’esame di Stato – con i dubbi, le ansie e le paure che porta con sé e con gli “incubi” che a volte tornano a tormentarci – e leggere I ragazzi della III F significherà sfogliare un piacevole album di ricordi tra alcuni luoghi simbolo: la strada, le pareti domestiche, la palestra, le birrerie, la discoteca. Ancora, i vari professori, i giorni delle occupazioni e degli ideali, la politica, le aspettative dei genitori sui figli.

“L’occupazione si spense così come si era accesa. La mattina di quello che sarebbe dovuto essere il quarto giorno di occupazio­ne, tutti trovarono l’aula magna vuota e le classi piene.

Improvviso, l’orizzonte tornò a essere quello più tetro: il compito in classe, domani mi interroga, la versione, il tema a casa, ma tanto sabato esco, al massimo studio domenica mat­tina, il pomeriggio che ne so, però la domenica sera è terribile, vorrei tanto finire la scuola per non avere più l’angoscia della domenica sera, e pure del lunedì sera, con la sigla di Lucio Dalla per il film di Raiuno che non posso vedere perché il lu­nedì c’è sempre la versione di greco tra le palle.”

Si torna adolescenti, tra queste pagine, e a volte si avverte una malinconia struggente stemperata dalle situazioni tragicomiche vissute dai protagonisti.

Irresistibile e indispensabile il glossario minimo, alla fine. Solo per fare qualche esempio, “Bambinello” è lo stereo portatile per musicassette, in genere munito anche di radio; per esempio: “Accendi er bam­binello che se sparamo un po’ de musica” (per spararsi, vedi “sdraiarsi o spararsi”). “Battere i pezzi” significa corteggiare, andare dietro a qualcuno/a. La Branda è la banconota da centomila lire…

Marco La Greca è nato a Roma, dove vive con la moglie Myriam e i due figli, Elena ed Edoardo. Avvocato dello Stato, ha pubblicato articoli su vari giornali (il settimanale Gli Altri, i quotidiani Il Riformista, Il Garantista e Il Romanista, i blog www.leragioni.it e www.lideale.it) e ha curato una rubrica quindicinale di racconti, Easy Writer, sul blog www.lillimandara.it.

Rossella Montemurro

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