L’altro giorno ho scritto di fra Marcellino e un lettore mi ha scritto chiedendomi di parlare dai Padri Cappuccini.
Lo faccio con piacere.
Questi frati si riconoscevano per il loro abbagliamento grossolano e per la barba lunga, quando passavano per le strade i bambini gli gridavano “scappucci”.
Letteralmente significa “senza cappuccio” ma al tempo, aveva piuttosto valore di “eremita” e solo nel 1535 sono stati nominati ufficialmente come monaci cappuccini.
L’ordine dei cappuccini nacque intorno al 1525, quando il frate francescano osservante Matteo da Bascio, ordinato sacerdote nella regione delle Marche, si convinse che lo stile di vita condotto dai francescani del suo tempo non era quello che san Francesco aveva immaginato.
Egli desiderava ritornare allo stile di vita originario in solitudine e penitenza come praticato dal fondatore del suo ordine.
Questo significa che si era negli anni della Riforma luterana e, pertanto, qualsiasi tentativo di rinnovamento era mal visto dai superiori degli ordini religiosi.
Matteo e i suoi amici, trovato rifugio presso i monaci camaldolesi, in segno di gratitudine adottarono successivamente il cappuccio indossato da quell’ordine, che era il marchio dell’eremita nelle Marche, e l’uso di portare la barba. Il nome popolare del loro movimento ha origine da questa caratteristica dei loro abiti.
Papa Gregorio XIII, nel 1574, permise all’Ordine di insediarsi in “Francia e in tutte le altre parti del mondo e di erigervi case, luoghi, custodie e province”, autorizzandone, nei fatti, la diffusione al di fuori d’Italia.
Nel XVI secolo i cappuccini poterono contare su circa 14.000 frati e su quasi 1000 conventi. I numeri dell’ordine aumenteranno ulteriormente tra il 1600 e la metà del Settecento.
In una decina di anni la riforma contava 700 frati, divisi in dodici province religiose. Dopo cinquant’anni, contava 3500 religiosi in 18 province e 300 conventi.
I tratti caratteristici che favoriscono la rapida diffusione dei Cappuccini: povertà estrema ed austerità, solitudine contemplativa e presenza in mezzo al popolo in ogni necessità. Lo stesso aspetto esterno fu motivo di ammirazione e di ispirazione.
I frati, infatti, arriveranno a 34.000 ed i conventi a 1700.
Questi furono, del resto, anche gli anni in cui l’Ordine modificò, o meglio, perfezionò alcune sue caratteristiche iniziali. Pur mantenendo fede al voto di povertà radicale, i cappuccini si erano andati dimostrando ottimi predicatori e questo, visti anche i rapporti iniziali con il ramo conventuale, portò ad una “conventualizzazione”.
Questo processo fu inoltre sostenuto anche dalla Santa Sede, che in quegli anni spinse gli ordini religiosi a sopprimere i conventi minori o troppo piccoli, convinta che dando vita a realtà più grandi queste potessero essere meglio controllate.
Gli iniziali piccoli scaffali di libri divennero vere e proprie biblioteche, necessarie per assicurare una buona formazione di predicatori.
Per comprendere il ruolo dell’ordine in questo secolo e mezzo, basti pensare che Alessandro Manzoni sceglierà proprio un cappuccino, fra’ Cristoforo, per opporsi a don Rodrigo, nei suoi Promessi Sposi.
I cappuccini, fin dalle origini del loro Ordine, si segnalarono per un attaccamento particolare nei confronti della preghiera e per la cura dei poveri e degli ammalati.
L’ordine crebbe rapidamente sia in dimensioni che in popolarità, vista la sua tendenza di imitare la vita di Gesù così come descritta dai Vangeli.
Nicola Incampo
Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica