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“I giovani sono come una mela sana in un cesto di mele marce”: il prof. Incampo ricorda la metafora di Don Bosco

Un Santo che mi piace e che mi piace presentare tantissimo ai giovani è sicuramente San Giovanni Bosco (1815 – 1888).

Don Bosco morì di bronchite a Torino all’alba del 31 gennaio 1888 all’età di 72 anni e il suo corpo è attualmente esposto all’interno di un’urna nel Santuario di Maria Ausiliatrice a Torino.

Il messaggio educativo lo possiamo racchiudere in tre parole: ragione, religione, amorevolezza.

Alla base del suo sistema preventivo ci fu un profondo amore per i giovani, chiave di tutta la sua opera educativa.

Il 2 giugno 1929 papa Pio XI lo beatificò, dichiarandolo santo il 1º aprile 1934, giorno di Pasqua.

San Giovanni Bosco usava spesso una metafora: “I giovani sono come una mela sana in un cesto di mele marce”.

La società è il cesto di mele marce, i giovani sono i semi sani di quelle mele.

Questo significa che per riformare la società e le famiglie bisogna partire dai giovani, dall’educazione ai giovani.

E non dimentichiamo mai che l’educazione parte dalla fiducia.

In questo momento di pandemia San Giovanni Bosco ci insegna che dobbiamo aver fiducia nei giovani, non per un vuoto giovanilismo , ma perché per educare bisogna amare, bisogna stimare, bisogna capire, bisogna condividere.

Lamentarci dei giovani non serve perché siamo tutti responsabili.

Adesso da pensionato sento gli adulti che si lamentano dei giovani affermando che non hanno ideali, sono deboli, non hanno costanza, non hanno spirito di sacrificio …..

Serve lamentarsi?

Sicuramente no, anzi peggiora la situazione.

Ecco allora l’insegnamento di San Giovanni Bosco.

Don Bosco diceva dell’educatore: ”Deve anzitutto farsi amare dai ragazzi. Non basta amare ma farsi amare. I giovani non si devono mai lasciare mai soli: con essi bisogna vivere e gioire, si deve comprenderli e aiutarli, dar loro fiducia e assistenza”.

Immaginate che ai professoroni di allora che gli chiedevano di rivelare il suo sistema Don Bosco rispondeva: “Non si tratta di scrivere un libro, ma di condividere una vita: la vita del ragazzo. Il mio metodo si fonda sulla ragione, la religione e la dedizione”.

Ecco perché Don Bosco chiedeva all’educatore di servire Dio con gioia, perché senza gioia di vivere non ci può essere trasmissione di principi educativi.

Il santo ripeteva ai genitori: “Bisogna saper perdere tempo con i propri figli, con i giovani”.

Questo significa condividere le loro ansie, le loro aspirazioni, le loro difficoltà i loro interessi.

In conclusione: tutti siamo responsabili dei giovani di oggi, tutti possiamo dare il nostro contributo alla loro educazione.

Nicola Incampo

Responsabile della CEB per l’IRC e per la pastorale scolastica

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