Usare il significato simbolico dei colori come strumento per parlare di emozioni, per conoscere le difese che aiutano ad affrontare il dolore mentale e per riflettere sui meccanismi interiori secondo la psicologia umanistica. Grazie al saggio Emozioni a colori. Piccola guida per ritrovare il sé autentico (Edizioni San Paolo) della psicologa e psicoterapeuta rogersiana Maura Anfossi, possiamo intraprendere un viaggio nel mondo suggestivo dei colori comprendendo anche come scelte (la tinta di un abito, ad esempio) che sembrano svincolate dall’inconscio sono invece legate alla nostra realtà interiore.
L’autrice ci presenta il termometro emozionale attraverso vari colori: bianco come la spinta al cambiamento, rosso di passione, grigio di paura, verde come la consapevolezza, nero come il trauma, giallo oro come l’empatia e altri ancora, per concludere con il blu, che evoca il rapporto con l’assoluto. I concetti di psicologia del colore possono essere applicati nella vita di tutti i giorni per liberarsi da tensioni e condizionamenti e vivere meglio le relazioni.
Come è nata l’idea di scrivere Emozioni a colori?
“I colori mi attraggono e creano un rapporto intuitivo e io cercavo un modo spontaneo e semplice per diffondere alcuni concetti (ad esempio spinta alla autorealizzazione, empatia….) che aiutano a conoscere se stessi e a vivere più serenamente: ecco che istintivamente ogni concetto si è abbinato a un colore.”
Perché i colori sono importanti per ritrovare il sé autentico?
“Perché i colori risvegliano la nostra vitalità e la nostra capacità di buttarci nel mondo con il cuore. I colori attraggono o respingono come lo fanno le emozioni. Il colore è le emozioni sono collegati visceralmente ed entrambi portano al sé profondo, bypassano la mente e toccano subito il cuore.”
C’è un colore che più degli altri è terapeutico?
“Tendenzialmente il verde perché è l’insieme di giallo e blu, quindi il punto di equilibrio tra i colori caldi e freddi. Il verde è da sempre il colore associato alla riflessione, alla consapevolezza, alla meditazione, all’entrare in profondità dentro di sé lasciando vibrare quello che è il mondo naturale. Verde è il colore della natura che si risveglia, il colore della foresta che contiene i nostri moti anche più tumultuosi; il verde invade la vita nei boschi. Un autore dice: “Osservavo la pioggia cadere, le foglie diventavano sempre più verdi e la mia consapevolezza si dilatava”. Quindi il verde – il colore della concentrazione, dello stare su di sé, della tranquillità – direi che è terapeutico per antonomasia: la consapevolezza è ciò che ci permette di tenere insieme in modo pacato ed equilibrato parti di noi che si contrappongono, le parti resilienti e le parti ferite.
Però il mio preferito è il porpora. Lo amo, ha una storia meravigliosa, mi ha permesso di parlare di responsabilità e della differenza tra azioni che ci sfuggono e azioni che scegliamo e di cui più facilmente portiamo le conseguenze.”
In Emozioni a colori oltre alla Psicologia ci sono altre discipline, come ad esempio l’Arte, la Storia, le neuro scienze…Immagino sia stato particolarmente impegnativo raccordare il tutto.
“Ho studiato molto, amo studiare da sempre. Mi sono divertita ad avere uno sguardo ampio, a fare collegamenti. Credo che una delle mie doti/passioni sia quella di connettere persone, oggetti, pensieri.
Non sono mai riuscita a dedicarmi per troppo tempo ad una sola cosa, tranne la psicoterapia che per definizione è una scienza ampia, molto creativa”.
Apparentemente scegliamo i colori degli abiti da indossare in base alle nostre preferenze. È corretto affermare che, però, siamo influenzati dall’inconscio?
Assolutamente corretto. Direi che siamo guidati inconsapevolmente dai nostri stati d’animo (sfido un depresso a vedersi di rosso o giallo oro) e dai bisogni che in quel momento il nostro sé vuole esprimere e veicolare nella relazione.”
Qual è il target di lettori ai quali il libro è rivolto?
“Emozioni a colori è rivolto chi è curioso di capire il mondo interiore e vuole ritrovare slancio interiore dopo un momento di buio o stanchezza o noia, a chi è curioso di ascoltare e capire il mondo emotivo e quello relazionale, a chi è aperto alla dimensione trascendente ed attratto dalla profondità del blu, a chi vuole scoprire l’arte da un punto di vista nuovo, a chi svolge un lavoro educativo e crede nelle risorse dell’essere umano più che nei suoi limiti.”
La dottoressa Anfossi è referente del Servizio di psicologia ospedaliera e Trauma Center e, presso la sede di Milano, è docente presso la Scuola di specializzazione in psicoterapia centrata sulla persona. Ha scritto la postfazione alla trilogia Attaccamento e perdita di J. Bowlby e varie altre pubblicazioni scientifiche. È autrice di Alfabeto emozionale (2019) e Terre dell’anima (2020). Cura la rubrica psicologica “Emotivamente” sul settimanale cuneese La Guida ed è membro del consiglio generale e referente della commissione cultura di Fondazione CrC.
Rossella Montemurro