Il mondo della danza con i suoi contrasti stridenti – la perfezione e la bellezza da un lato; la fatica, le vesciche e le ferite fisiche e psicologiche dall’altro – ha da sempre intrigato gli scrittori. Questa volta a farlo con un thriller strepitoso, Giri di danza (Bollati Boringhieri, traduzione di Federica Noseda) è Megan Abbott.
Dara e Marie Durant sono figlie d’arte: la loro madre negli anni Ottanta aveva fondato la prestigiosa Scuola di Danza Durant. Dopo la morte dei genitori in un tragico incidente d’auto, le sorelle hanno iniziato a gestire la Scuola con Charlie, allievo prediletto della madre diventato poi il marito di Dara. I tre, ognuno con un proprio compito – Marie si occupa delle bambine piccole, Dara degli allievi più grandi e Charlie dell’ufficio, impossibilitato ad allenare a causa di un grave infortunio – portano avanti con passione e sacrifici la Scuola, impegnati anche nelle prove per il saggio di fine anno, Lo Schiaccianoci. Ansia ed euforia sono i sentimenti che predominano tra le allieve, in attesa di sapere quale sarà il ruolo che interpreteranno. Ma, proprio alla vigilia della rappresentazione, un imprevisto e l’arrivo di un intruso mettono a repentaglio l’equilibrio raggiunto.
La Abbott indugia molto sulla psicologia dei personaggi, sottolineandone ora la sensualità ora l’aspetto istintuale. Con digressioni che mirano a caratterizzare ulteriormente il rapporto ai limiti della morbosità tra le due sorelle e Charlie si delinea una trama complessa, ricca di colpi di scena: legami familiari, la sessualità, la femminilità e il potere sono tematiche che emergono pian piano con i relativi chiaroscuri.
Il libro ha vinto il Los Angeles Book Prize 2021 ed è stato il miglior libro dell’anno per «The Wall Street Journal», «The Boston Globe», «CrimeReads» e la National Public Radio americana.
Megan Abbott, nata a Detroit, è autrice di numerosi romanzi, con i quali ha ottenuto importanti premi e riconoscimenti. Ha conseguito un dottorato in Letteratura americana presso la New York University, e i suoi contributi sono stati pubblicati su «The New York Times», «The Wall Street Journal» e «The Guardian».
Rossella Montemurro