È un dissolversi di giorni e notti con un bambino di due anni da crescere da sola, senza stipendio fisso, cercando di “non pensare ai contratti che perde, al ritardo che accumula a tutti i livelli, alla stanchezza che dovrà affrontare, fra un’ora o due, quando il bambino si sveglierà.
E anche quando lui dorme le sembra di sentirlo: un lamento, un grido, un ordine”.
Fino all’alba (Einaudi, traduzione di Margherita Botto) di Carole Fives è un romanzo autentico, spiazzante e a volte spietato sulle difficoltà di giovani madri single. Come la protagonista, un grafico freelance che vive in un appartamento in affitto, malmesso, con il figlio e combatte, letteralmente, ogni giorno con le esigenze del piccolo e le sue, sacrosante ma puntualmente represse.
Senza nessun aiuto, con l’asilo nido negato e l’impossibilità di permettersi una baby-sitter, ha una relazione stretta e costante con il piccolo – un piccolo tiranno – che vuole dormire nel lettone – “vicino vicino” – fa i capricci come tutti i bambini della sua età e pretende attenzioni continue.
Lei fa davvero i salti normali e vive in uno stato d’ansia che non la molla, psicologicamente tormentata dalle richieste dei datori di lavoro e da quelle del figlio. Può bastare un’influenza a dimostrare quanto sia precaria la sua situazione, a confermare che non ha nessuno che possa andare a comprarle le medicine.
Le chat delle mamme – Fino all’alba dedica molte pagine a deliranti scambi di opinioni online – non aiutano, anzi contribuiscono a farla sentire inadeguata – una cattiva madre.
Ma vivere ogni giorno senza avere un attimo di evasione può trasformarsi in un incubo. È necessaria una via di fuga, una valvola di sfogo.
Ecco che la donna, di notte, dopo aver addormentato il figlio, esce. Prima per pochi minuti, poi sempre più a lungo, quasi a voler riappropriarsi dell’aria, dell’ossigeno, della libertà. E mentre lei ricomincia a respirare, è al lettore che va via il respiro…
La Fives ha scritto un romanzo molto introspettivo dando voce a uno stato d’animo complesso, quello di una madre imprigionata nella routine con un bambino piccolo, senza alcun aiuto né economico né psicologico. Le mamme non avranno difficoltà a riconoscersi in questo ritratto lucido, narrato con uno stile solo in apparenza semplice: ha in sé tutta la fragilità di ciascuna di loro.
Carole Fives è nata nel 1971 a Le Touquet, nel Pas-de-Calais, e vive a Lione. Si è laureata in filosofia e ha ottenuto il diploma presso l’Accademia di belle arti di Parigi. Autrice di romanzi e racconti, per Gallimard ha pubblicato nel 2014 C’est dimanche et je n’y suis pour rien (È domenica e non è colpa mia) e nel 2017 Une femme au téléphone (Una donna al telefono). Fino all’alba, nel 2018 finalista al Prix Médicis e al Prix Wepler, è il suo quarto romanzo.
Margherita Botto ha tradotto opere di numerosi autori, tra cui Stendhal, Alexandre Dumas, Fernand Braudel, Marc Fumaroli, Fred Vargas, Jonathan Littell, Emmanuel Carrère, Laurent Binet, Delphine de Vigan…
Rossella Montemurro