Una vasta operazione antimafia dei Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, che ha coinvolto oltre 100 militari nelle province di Bari, Matera, Bat e Torino si è svolta nella notte nei confronti del clan altamurano dei Loiudice. Sono in 24 i soggetti raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, ritenuti responsabili – a vario titolo – di associazione di tipo mafioso con l’aggravante della disponibilità di armi, detenzione e porto di armi, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, estorsione, associazione a delinquere finalizzata ai furti di auto e alla successiva estorsione, ricettazione, rapina, turbativa d’asta immobiliare e sfruttamento della prostituzione. Ad emettere l’ordinanza il Gip di Bari su richiesta della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo di Regione, che ha coordinato le indagini. A condurle, il Nucleo investigativo dei Carabinieri di Bari. L’arma è intervenuta in particolare nei comuni di Altamura, Triggiano, Grumo Appula, Matera, Montescaglioso e Miglionico.
L’operazione odierna, denominata “Logos”, costituisce il culmine di un’indagine avviata alla fine del 2017 e portata avanti con continui servizi di osservazione e pedinamento, intercettazioni telefoniche e ambientali e dichiarazioni rese da numerosi collaboratori di giustizia, che hanno permesso di costruire un solido quadro indiziario in ordine ai gravissimi reati contestati agli indagati.
L’attività della Direzione Distrettuale Antimafia e degli investigatori dell’Arma dei Carabinieri ha consentito di fotografare la perdurante operatività dell’organizzazione criminale con base ad Altamura facente capo a Giovanni Loiudice, detto Giannino, legata prima al clan barese dei Parisi e a quello dei Capriati. È stata documentata la pervasività dell’associazione, dotata di una struttura organizzativa stabile e caratterizzata dal ricorso sistematico alla violenza per imporsi nel controllo delle attività illecite nel territorio di Altamura, finalizzata alla commissione di una indefinita serie di delitti, in particolare in materia di armi, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, reati di turbativa d’asta immobiliare, associazione a delinquere, furti di autovettura ed estorsioni.
Le indagini hanno permesso di evidenziare, «la cosiddetta zona grigia», ossia «l’accertata succube sudditanza verso gli interessi del clan Loiudice proveniente da professionisti di varia estrazione, quali dipendenti comunali, sempre pronti ad aderire o addirittura a prevenire con estremo zelo le richieste in ordine ai bisogni o alle aspettative più svariate, anche quando non compatibili con norme di legge o doveri deontologici, per il rispetto portato verso i rappresentanti del clan, ed il desiderio di evitare qualsiasi genere di insoddisfazione dei temibili interlocutori». È il caso, ad esempio, di un dipendente comunale, la cui posizione è tutt’ora al vaglio di questo Ufficio, che si era attivato per fornire a Giovanni Loiudice la propria consulenza per le procedure necessarie a regolarizzare l’occupazione abusiva di un alloggio di edilizia popolare, che, poi, nel corso dell’attività di indagine, è stato regolarmente sottoposto a sequestro preventivo e restituito all’ARCA Puglia, proprietaria dell’immobile.
L’operatività dell’associazione è stata documentata nel traffico di stupefacenti, così come riscontrato dai numerosi episodi di spaccio accertati a dai sequestri di droga effettuati durante le indagini, nei furti di auto e nelle estorsioni, effettuate con il metodo del “cavallo di ritorno”, nello sfruttamento e nel favoreggiamento della prostituzione di alcune donne di nazionalità straniera (costrette a prostituirsi lungo la statale 96 tra Palo del Colle Toritto) e nella turbativa d’asta immobiliare. Quanto ai furti di auto, le indagini ne hanno accertati almeno 10, eseguiti da una squadra di ladri provenienti dalla Bat. Del riciclaggio e delle estorsioni se ne occupavano personaggi legati alla criminalità altamurana.
Al fine di assicurare il sostentamento economico del clan e degli affiliati, inoltre, il sodalizio si adoperava per far vincere agli interessati alcune gare per pubblici incanti di edifici e terreni posti all’asta, in cambio di denaro pari a una percentuale dell’importo di aggiudicazione, costringendo, con la forza intimidatrice del gruppo, gli altri partecipanti all’asta a desistere dal presentare offerte al rialzo. Sottoposta a sequestro preventivo una società a responsabilità limitata attiva nella commercializzazione di birra artigianale riconducibile a Giovanni Loiudice e al figlio Alberto. Stessa sorte per un’autovettura di grossa cilindrata intestata a Giannino, conseguente alla documentata sproporzione tra reddito dichiarato e le evidenze patrimoniali rilevate di circa 260.000 euro. L’operazione Logos segue quelle Kairos (2017) e Nemesi (2019) che avevano colpito un altro agguerrito sodalizio criminale che aveva imposto la sua ingombrante presenza ad Altamura e nel territorio murgiano.