“(…) Noi abbiamo tutto chiaro, nessun ormone ci riempie la testa di idiozie. Distanti e intoccabili, più lucide d’ogni maschio vittima dei suoi istinti. L’amore ci sussurra all’orecchio dolci parole e noi gli gridiamo che non c’è campo. Siamo donne che non vogliono prendersi cura di niente e nessuno, che non sentono mai il bisogno di indossare un tubino. Donne che non barattano il proprio potenziale con un figlio. Che non hanno sbalzi di umore, perchè sono sempre di pessimo umore. Donne luteiniche: rabbia, intolleranza, indifferenza, bisogno di solitudine e cinismo sono i tratti principali del nostro carattere rovente, forgiato col maglio e l’incudine, impossibile da spegnere in nessuna mensile tinozza di estrogeni. Noi siamo le elette; ma siamo poche, troppo poche. Ci impalano, ci bruciano, ci rinchiudono, ci uccidono. Dobbiamo stare in guardia, dobbiamo stare sole perchè la guerra che abbiamo ingaggiato col mondo non può finire in parità”.
Giovanna J. Giò è una donna di straordinaria bellezza (“occhi verdi e feroci, posati sugli zigomi quasi orientali, la bocca serrata, così carnosa che il labbro inferiore si frastagliava ai bordi come la spuma di un’onda, i capelli lunghi e neri che ondeggiavano per i contraccolpi dei suoi passi marziali”) e micidiale crudeltà. È una donna di Tipo 1, con Sindrome Premestruale Perenne, patologia che la porta a disprezzare chiunque. Per questo, ha una spiccata attitudine all’indicibile.
È lei la protagonista del romanzo d’esordio di Roberta Casasole Donne di tipo 1 (Feltrinelli), un romanzo brillante che non solo riesce a rompere uno degli ultimi tabù quanto offre uno spaccato fedele della società contemporanea. Un’ironia graffiante è la cifra stilistica di un libro che spinge verso il paradosso, con un personaggio irresistibile, situazioni reali.
La questione di genere, il precariato, i rapporti di coppia e la salute del pianeta, solo per citarne alcuni, sono argomenti che ruotano attorno alla vita di Giovanna, diventata l’incubo degli impiegati dell’INPS, dei dipendenti delle librerie e di colleghi e studenti universitari. Con lettere dettagliate e irruzioni in ufficio, si ostina a chiedere che la sua “malattia” venga riconosciuta come invalidante. In questo modo, con un cospicuo assegno mensile, lei passerebbe il suo tempo leggendo i capolavori incompresi della letteratura americana – proprio quelli che non riesce mai a trovare in libreria perché fuori catalogo – e lascerebbe il suo posto di dottoranda mal pagata in un’università romana. Spietata con gli studenti e con chiunque abbia la sfortuna di incontrarla nei suoi momenti no (quindi sempre!), Giovanna, con la complicità di una zingara, inizia a pianificare come far fuori il professor Enrico Mazzetti, un 78enne che non ha neanche un briciolo della sua cultura – non sa distinguere Bukowski da John Fante, si fa scrivere relazioni e discorsi e fa il docente per un colpo di fortuna, lui avrebbe voluto fare il pittore – ma continua a insegnare imperterrito.
Saldamente nella classifica dei libri più venduti, divertente e irriverente, Donne di tipo 1 è una piacevolissima lettura.
Roberta Casasole, classe ’79, lavora in una amministrazione pubblica, dove si occupa di comunicazione e formazione. Nel 1998 ha vinto la sezione Lazio del Campiello Giovani. Ha pubblicato due racconti: uno per Fandango in una raccolta; l’altro nell’ambito del premio Subway, distribuito in 4 milioni di copie nelle metropolitane di Roma, Milano, Venezia e Napoli. E questo nonostante a Venezia non ci sia la metropolitana.
Rossella Montemurro