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Diffonde sui social video intimi della ex, primo caso di revenge porn in Basilicata. 37enne arrestato dalla Squadra Mobile di Matera

Da sinistra il Vicario del questore Maria Letizia La Selva, il Procuratore Capo della Repubblica di Matera Pietro Argentino, il Capo della Squadra Mobile Fulvio Manco e il Sostituto Procuratore Annafranca Ventricelli

Aveva iniziato a pubblicare su Facebook i video nei quali la sua ex era in atteggiamenti intimi, inviandoli anche su Messenger al padre al fratello minorenne della donna  e, tramite WhatsApp, agli amici. Non solo, per quattro mesi ha continuato a molestarla e minacciarla.

Sono stati l’ansia, il timore per la propria incolumità, l’aver dovuto stravolgere completamente le proprie abitudini a spingere la ragazza vittima di atti persecutori e revenge porn a rivolgersi alla Squadra Mobile della questura di Matera guidata dal dirigente Fulvio Manco.

I particolari che hanno portato che ha portato all’arresto di Michele De Fino, trentasettenne residente a Palazzo San Gervasio e domiciliato a Matera, sono stati illustrati in mattinata nel corso di una conferenza stampa alla quale, oltre al Procuratore Capo della Repubblica di Matera Pietro Argentino, al Vicario del Questore Maria Letizia La Selva e al Capo della Squadra Mobile Manco, ha partecipato anche il Sostituto Procuratore che ha condotto le indagini Annafranca Ventricelli.

De Fino è ritenuto responsabile dei reati aggravati di cui all’ art. 612 bis 1 e 2 c.p. (atti persecutori), 612 ter co. 1 e 3 (c.d. revenge porn, diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite) e 61 n. 2 c.p., 610 (violenza privata) e 61 n. 2 c.p.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Matera, hanno evidenziato che l’uomo, con precedenti di polizia, non aveva accettato l’interruzione della loro relazione sentimentale durata circa due anni, dando sfogo a ripetute molestie e minacce che avevano procurato alla donna uno stato d’ansia ed un timore per la propria incolumità, costretta ad uscire poco e mai da sola, a guardarsi sempre le spalle, a parcheggiare l’automobile in zone lontane dalla propria abitazione, sino a farla ritornare nel paese d’origine. La donna infatti, residente in un comune della provincia di Matera, abitava per lavoro nel capoluogo.

Agli agenti ha raccontato di non aver subito violenze fisiche ma ha dovuto ascoltare le descrizioni di violenze che De Fino avrebbe inferto ad altre donne.

Il provvedimento è stato notificato in carcere dove il 37enne si trova ristretto da dicembre, arrestato in flagranza di reato dopo che i poliziotti – che già stavano indagando su di lui per gli atti persecutori e il revenge porn – si sono accorti che l’uomo aveva anche postato in un’altra conversazione intrattenuta su “whatsApp”, una foto che ritraeva una pistola a tamburo e su di un tavolo delle munizioni.

Di qui l’immediata perquisizione compiuta dalla Squadra Mobile che ha portato poi all’arresto in flagranza del De Fino per la detenzione illegale dell’arma, una “Franchi Llama”, 32 s&w, risultata rubata ad un uomo residente in provincia di Bari, con quattro cartucce cal. 7.65, sulla quale sono in corso accertamenti del Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica.

I poliziotti hanno poi scoperto una chat con un elenco di 17 donne – indicate con le iniziali e l’età – che avrebbero avuto con lui rapporti sessuali e invitava i mariti delle stesse, tutte residenti in un comune del Materano, a contattarlo per avere “adeguata documentazione” degli incontri avuti con le mogli.

A tal proposito, si è proceduto al sequestro di due telefoni cellulari, tre computer e di una chiavetta “usb” riconducibili al De Fino e contenenti verosimilmente materiale di interesse investigativo.

Il Vicario del questore La Selva ha sottolineato che si tratta della prima applicazione del Codice Rosso nella Questura di Matera: “Ci auguriamo che sia l’ultima. Vorrei però sottolineare che le donne devono denunciare, in questura abbiamo professionalità in grado di seguire le donne vittime di violenza”.

“Il mio ufficio presta particolare attenzione a questi episodi – ha precisato infine il Procuratore Argentino – Abbiamo una sezione specializzata di magistrati”.

Rossella Montemurro

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