Dopo cinque anni è arrivata la condanna per una 49enne di Aprilia, a 2 anni e 14 giorni di reclusione per una serie di reati definiti “gravi” contro il patrimonio commessi a Pisticci e Nova Siri, in provincia di Matera, l’11 e il 16 aprile 2013. La condanna è giunta dal Tribunale di Matera, mentre è toccato ai carabinieri del reparto territoriale di Aprilia procedere con il trasferimento della donna nel carcere di Rebibbia, a Roma.
La 49enne era una delle quattro componenti della banda “in rosa” che i Carabinieri della Compagnia di Policoro arrestarono a Nova Siri la notte tra il 16 e il 17 aprile 2013 con l’accusa di furto aggravato in concorso, commesso in un’abitazione di campagna a Marconia di Pisticci.
Tutto ebbe inizio con un furto a Marconia, l’11 aprile 2013. il figlio del proprietario dell’abitazione aveva scattato alcune foto di una”Fiat Punto” di colore scuro con a bordo quattro donne.
Rintracciata l’automobile, all’alt dei Carabinieri la notte tra il 16 e il 17 aprile, le donne provarono a scappare, ma furono fermate dai militari che trovarono parte della refurtiva (per un valore totale di circa settemila euro). Nell’automobile (che era stata “modificata” per aumentarne la velocità) furono scoperti alcuni arnesi utilizzati per lo scasso, tra cui un cacciavite ricurvo per scardinare le porte e tre carte di identità false intestate a persone di nazionalità straniera. L’operazione fu denominata Pica Pica, nome scientifico della gazza ladra.
La 49enne era una delle quattro componenti della banda “in rosa” che i Carabinieri della Compagnia di Policoro arrestarono a Nova Siri la notte tra il 16 e il 17 aprile 2013 con l’accusa di furto aggravato in concorso, commesso in un’abitazione di campagna a Marconia di Pisticci.
Tutto ebbe inizio con un furto a Marconia, l’11 aprile 2013. il figlio del proprietario dell’abitazione aveva scattato alcune foto di una”Fiat Punto” di colore scuro con a bordo quattro donne.
Rintracciata l’automobile, all’alt dei Carabinieri la notte tra il 16 e il 17 aprile, le donne provarono a scappare, ma furono fermate dai militari che trovarono parte della refurtiva (per un valore totale di circa settemila euro). Nell’automobile (che era stata “modificata” per aumentarne la velocità) furono scoperti alcuni arnesi utilizzati per lo scasso, tra cui un cacciavite ricurvo per scardinare le porte e tre carte di identità false intestate a persone di nazionalità straniera. L’operazione fu denominata Pica Pica, nome scientifico della gazza ladra.
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