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“Cieli in fiamme” di Mattia Insolia: genitori e figli in cerca di redenzione “lasciandosi accadere”

Lasciarsi accadere: se esci dal ruolo non devi preoccuparti di quello che fai, di quello che sembri, ma puoi lasciarti andare e accadere per come sei davvero. Riccardo, 36 anni e un figlio di 18 anni, Niccolò, non ha dubbi. Gli chiede con insistenza in un viaggio in macchina non programmato se lui si “lascia accadere”. Ma Niccolò è sordo a quella che sembra una richiesta di tregua in un duro scontro generazionale. Il ragazzo si sta buttando via con una vita sregolata, i suoi sono separati, la madre nutre un odio viscerale nei confronti di Riccardo. Dal 2019, in cui è ambientato il viaggio di Riccardo e Niccolò, Cieli in fiamme (Mondadori) di Mattia Insolia, si sposta nel 2000, narrando la storia di Teresa. 16 anni, figlia unica dei Vasta, una famiglia che definire disfunzionale è dir poco. Teresa è una ragazzina trascurata, robusta, eterna “bimba” in un contesto di piccoli squali (lei vorrebbe uniformarsi a quelle amiche così spregiudicate ma non ci riesce) pronta a divorarla e a farle male, anche solo con le parole (“Il suo destino era d’immaginarla, l’esistenza. Non di viverla. Tutt’al più Teresa poteva sperare di sopravvivere alla vita. Nient’altro”). Chi le fa male davvero è la madre, bigotta e perfida, incattivita e perennemente infelice; per ogni minima cosa le mette le mani addosso lasciandola piena di lividi in un angolo. Spesso questi “pestaggi” avvengono sotto gli occhi del padre, un uomo annullato e depresso che si trascina nella vita “come un morto”.

D’estate Teresa e i suoi si trasferiscono in una casetta sul mare a Camporotondo. Ed è qui che incontra Riccardo, diciottenne bellissimo e feroce, e capisce che lui sarà il suo salvatore e insieme il suo carnefice. Solo nelle ultime pagine si avrà la conferma di quello che è accaduto tra Teresa e Riccardo. Un macigno che entrambi si sono portati dietro e tenuti dentro.

Cieli in fiamme ha uno stile nevrotico che ti rimane addosso, come i protagonisti: Teresa avrà una metamorfosi, Riccardo nel corso degli anni diventerà ancora più spietato nonostante cerchi – un illuso – un’immeritata redenzione e Niccolò non sarà altro che una vittima innocente vocata all’autodistruzione.

Cieli in fiamme è un romanzo potente, in cui la generazione dei figli guarda i genitori e li scopre inadeguati, adolescenti loro stessi, una visione dura ma nient’affatto priva di pietas. Pur così giovane, Mattia Insolia ha una poetica, la determinazione di esplorare la confusione, le contraddizioni, il furore, la vitalità di due generazioni: genitori e figli.

Mattia Insolia è nato a Catania nel 1995. Si è laureato in Lettere alla Sapienza di Roma con una tesi sul movimento letterario dei Cannibali. Ha scritto alcuni racconti poi inclusi in raccolte antologiche. Collabora con “7”, il settimanale del “Corriere della Sera”, “Domani” e “L’Indiependente”. Il suo primo romanzo è Gli affamati, pubblicato nel 2020 da Ponte alle Grazie, proposto al Premio Strega, accolto con entusiasmo dagli scrittori e dalla critica – che ne hanno sottolineato la voce unica – e tradotto in Germania.

Rossella Montemurro

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