
Una coperta, un pezzo di stoffa custode segreto di febbri, pianti, risate e amori finiti. Una cosa incredibilmente “viva”, con la quale tuffarsi nei ricordi e scoprire che ti ha fatto bene, “che ti ha tenuto quando non sapevi come tenerti”. Non è solo una coperta è uno dei “Racconti in controluce”, brevissimi ma dolci e significativi, che la giornalista e scrittrice Isa Grassano ha inserito in Book Winter Lover (Giraldi Editore, prefazione di Assunta Corbo, giornalista e ideatrice dell’Accademia Narrazioni Costruttive), testi graziosi e spensierati, con una delicatezza di fondo. Anche il lettore può interagire, “accendendo” l’incipit, lasciandosi ispirare e riscrivendo i racconti della Grassano in chiave personale. Sono solo una piccola parte delle proposte di un taccuino per scaldarsi con le parole – dal sottotitolo – ideato “per accompagnare i mesi più freddi con calore e creatività”.
Spunti, suggestioni, suggerimenti, journaling, liste, passatempi e poi tanti box di approfondimenti – curiosità legate in particolare ai viaggi: e voi, viaggiate durante le feste per fuggire o per restare?, riprendendo una provocazione dell’Autrice in uno dei suoi racconti.
Come sei riuscita a organizzarti per inserire così tante chicche e curiosità in Book Winter Lover?
«Direi con un mix di metodo, entusiasmo e un pizzico di quella follia creativa che mi accompagna da sempre. Nell’ideare questo taccuino non ho pensato solo alle pagine da riempire, ma alle persone che lo useranno: ai loro riti, ai loro sorrisi, ai loro piccoli momenti quotidiani che rendono speciale anche una giornata d’inverno. Sono partita dai miei appunti – foglietti, quaderni, retro degli scontrini scritti rigorosamente a mano – e dalle pagine dei giornali che sono solita ritagliare e conservare. A questi ho intrecciato storie, tradizioni, curiosità raccolte in giro per il mondo, insieme a suggerimenti, rubriche, spunti narrativi e molti ricordi personali nati dai miei viaggi, di lavoro e di piacere. Per le pagine dei “Grazie della settimana”, ad esempio, mi sono ispirata ad Assunta Corbo, e anche del Diario della Gratitudine, perché la gratitudine è un seme potente anche nei mesi più rigidi. Ci sono anche delle storie di gratitudine, come i Grazie inseriti nelle canzoni o nell’arte. Da tutto questo ne è nato un mosaico: tante tessere diverse, ma tutte con lo stesso intento, regalare calore. Perché anche nella stagione “più severa” c’è sempre qualcosa che può sorprenderti, basta saperlo guardare».
Da lettrice, tra le proposte di Book Winter Lover quale preferisci?
«Da lettrice mi affeziono sempre alle pagine che aiutano a fare spazio, dentro e fuori. Per questo amo molto la rubrica “Sbrina-pensieri”: un invito a domandarsi cosa lasciare andare e cosa invece custodire con cura, insieme a una micro-azione immediata per rimettere in moto l’energia. È una piccola palestra di leggerezza, da sempre la mia alleata. E poi ho un debole per le Case della musica. Quella di Lucio Dalla a Bologna dove vivo, perché ogni volta che passo vicino a quel portone di via d’Azeglio mi sembra di sentirlo ancora. La “sala delle colonne”, la “stanza dello scemo”, il grande Presepe di Ferrigno, gli scatti di Ghirri: tutto compone un percorso che parla di ironia, di infanzia, di Sud, e di un’umanità che resta addosso. Sensazioni simili le ho provate a Graceland, a Memphis (Tennessee) nella casa di Elvis Presley. La villa bianca, il pianoforte nero, la Jungle Room trasformata in studio, i premi, i corridoi pieni di vita e di eccessi, persino quel panino improbabile da 42 mila calorie che racconta più di mille parole. Camminare lì dentro è come entrare in un sogno che continua a vibrare. Sono luoghi che mostrano come la musica non abita solo nelle canzoni, ma nelle case, negli oggetti, nei ricordi. E perché, come succede nei viaggi più belli, ti lasciano qualcosa che continua a risuonare molto dopo aver chiuso il taccuino. Infine, le pagine legate ai presepi permanenti, perché anche dopo il Natale mi piace andare in giro nelle chiese, nei palazzi a ricercare i dettagli inseriti in queste Natività».
E tra le cose da fare, da vedere e da vivere?
«Tra le cose da fare, da vedere e da vivere ho scelto proposte che fanno brillare l’inverno da angolature diverse. Per il “da vedere”, ad esempio, propongo il museo Hzero di Firenze. Basta entrare per sentirsi di nuovo bambini: 280 metri quadri di binari, paesaggi in miniatura che ricordano le Dolomiti, Berlino, l’Isola d’Elba, e oltre settanta treni che sfrecciano insieme. È uno di quei luoghi dove resti immobile, catturato dalla meraviglia, e l’unico ritardo che accetti volentieri è quello dell’incanto. Per il “da vivere”, invece, scelgo La Minervetta a Sorrento, perché il mio amore per il mare non va mai in letargo. Una dimora da sogno, in cui sono stata ospite, dove il blu sembra bussare alla porta e portare buonumore. Il mare entra ovunque, anche in inverno: nelle vetrate, nei colori, nel design allegro che parla la lingua mediterranea. E poi c’è quella scala privata che scende fino al borgo dei pescatori di Marina Grande: un invito irresistibile a respirare la vita lenta, quella che fa bene al cuore. Entrambi regalano stupore».
Cosa ti ha colpita delle zone e delle curiosità lucane che racconti?
«La Basilicata per me è una fonte di ispirazione costante: una terra fatta di silenzi che parlano, meraviglie improvvise e scenografie naturali che sembrano uscite da un libro di fiabe.
Tra le pagine del taccuino spunta subito un’immagine che porto nel cuore: Castelmezzano, nel cuore delle Dolomiti lucane, dove le case aggrappate alla roccia sembrano un presepe, soprattutto quando la neve arriva a stendere il suo velo. Lì la scenografia si accende con una delle attrazioni più sorprendenti del Sud, la Slittovia, una pista su rotaie che unisce la montagna al borgo come un filo di luce e che resta aperta fino all’Epifania: vale davvero la pena approfittarne. Mi ha incuriosita pure Abriola con i riti legati a San Valentino: riti, credenze e piccole magie di una festa che qui ha un sapore più intimo e più vicino alla memoria. E naturalmente Matera, con le sue luci d’inverno che trasformano i Sassi in un teatro di ombre e profili. Nel libro racconto anche i presepi di Mario Daddiego, artista e maestro dell’accoglienza, e lo straordinario Moyseion, che non è un hotel ma un’opera vivente: sedici ambientazioni filologicamente ricostruite, ispirate alla Basilicata preistorica e alla Magna Grecia».
Alla fine, sembra che in qualche modo ti sia “riappacificata” con l’inverno. È così?
«Più che “riappacificarmi” con l’inverno, diciamo che abbiamo firmato una sorta di tregua diplomatica e provo a non lamentarmi ogni cinque minuti. Sto cercando di considerarlo un tempo da abitare, non da subire: mi aiuta a rallentare, a guardarmi dentro, a lasciare spazio al silenzio (oltre che a tisane e coperte, mie grandi complici, visto che ho sempre freddo). Ma come scrivo nei ringraziamenti, alla fine il mio grazie più grande resta per l’estate. L’augurio – personale, convinto e assolutamente non negoziabile – è che torni presto, portando di nuovo luce, caldo, mare e leggerezza. Insomma, diciamo che sto provando di voler anche bene all’inverno… purché duri poco e passi in fretta».
L’Autrice, giornalista professionista freelance, vive a Bologna, ma ha mantenuto le radici nella sua amata Basilicata. Collabora con “I Viaggi di Repubblica”, “Intimità” e “News48.it”. Cura il blog amichesiparte.com. È cofondatrice del Constructive Network (per divulgare il giornalismo costruttivo) e tutor al Master in Giornalismo di Alma Mater Studiorum Università di Bologna. In passato ha scritto guide “emozionali” (tra cui Forse non tutti sanno che in Italia, Newton Compton) e lettere e storie per antologie. Per Giraldi Editore ha pubblicato con successo, anche mediatico, i romanzi Un giorno sì un altro no, Come un fiore sul quaderno e Book Sun Lover, un taccuino speciale per chi ama leggere e viaggiare. È stata insignita del Premio Siris 2025.
Rossella Montemurro
