“Quando mi chiedono se questo libro mi è servito ad elaborare rispondo sempre di no per due motivi. Primo perchè quando scrivi un romanzo devi tenere il controllo, sempre. Questo libro non era né un diario né un memoir né un secchio nel quale buttare la mia sofferenza. Ho sempre dovuto tener ben presente il fatto che stavo scrivendo per un pubblico quindi non mi sono lasciata andare – se lo avessi fatto, avrebbe potuto essere in qualche modo catartico. D’altro canto, non è neanche una cosa che forse voglio elaborare: il dolore non va per forza elaborato, eliminato”.
Antonella Lattanzi ha parlato del suo ultimo libro, Cose che non si raccontano (Einaudi), ieri pomeriggio a Matera nell’auditorium della parrocchia Maria Madre della Chiesa ospite dell’associazione Amabili Confini. Con lei hanno dialogato Angelica Di Liddo (giurista) e Massimo Bianco (Book Club di Matera) mentre Andrea Fontanarosa ha letto alcuni brani.
“La cosa molto bella è questo abbraccio costante dei lettori. – ha sottolineato l’Autrice – Mi scrivono in tanti sui social, vengono tante persone alle presentazioni e mi ringraziano. Questa è una cosa che non mi aspettavo minimamente scrivendo, non pensavo che qualcuno potesse ringraziarmi per aver scritto una storia simile e anche questo titolo, Cose che non si raccontano, aiuta le persone a liberarsi di ciò che non avevano raccontato a nessuno”.
Nel libro Antonella vuole un figlio, si sente finalmente pronta dopo aver abortito per scelta due volte.
“Non è mai il momento giusto per fare un figlio. Prima vogliamo vivere, viaggiare, lavorare.” Antonella vuole diventare una scrittrice: la sua è un’ambizione assoluta, senza scampo.
Il suo rapporto con Andrea è ormai consolidato, la sua carriera di scrittrice anche. Per lei, è finalmente il “momento giusto” per pensare di diventare mamma, malgrado ancora qualche paletto che si ostina a mettere – la nascita non deve coincidere con l’uscita e la promozione del prossimo libro, niente gemelli perché poi come si fa a gestirne due… Antonella è ingenua ma tenace, eppure la gravidanza non arriva. Lei e il compagno scelgono quindi la strada della procreazione medicalmente assistita e il primo step coincide con le chiusure e le restrizioni per la pandemia, marzo 2020 – con la conseguenza, per Antonella, di dover affrontare tutto da sola e senza anestesia, gli anestesisti sono impegnati nelle Rianimazioni. Tentativi su tentativi, lineette positive su centinaia di test di gravidanza che illudono solo per poche ore o pochi giorni, decine di medicine da prendere quotidianamente tanto da dover mettere sveglie sul cellulare per ricordarsi e poi la decisione di non dire niente a nessuno, a parte un paio di amiche fidate: è come se la vita di Antonella all’improvviso si sdoppiasse. Da un lato c’è l’editing del nuovo romanzo, la tranquilla quotidianità ostentata alla casa editrice, ai famigliari lontani che sente solo per telefono, agli amici con i quali continua a condividere serate in apparenza spensierate. Dall’altro c’è una ragazza con un desiderio legittimo, avere un bambino, che però rasente pericolosamente con un’ossessione – e sarà chiaro nelle ultime pagine quando, dopo aver rischiato la sua stessa vita, proprio non lascia andare il sogno di rimanere incinta e il ginecologo le dice: “Abbi un po’ di tenerezza per te stessa”.
Antonella Lattanzi è nata a Bari nel 1979 e vive a Roma. È scrittrice e sceneggiatrice. Ha pubblicato i romanzi Devozione (Einaudi 2010 e 2023), Prima che tu mi tradisca (Einaudi 2013), Una storia nera (Mondadori 2017) e Questo giorno che incombe (HarperCollins Italia 2021), Cose che non si raccontano (Einaudi 2023). Per il cinema ha scritto, tra le altre, le sceneggiature di Fiore di Claudio Giovannesi, Il campione e Una storia nera (tratto dal suo romanzo omonimo) di Leonardo D’Agostini. Collabora con il «Corriere della Sera». È tradotta in diverse lingue.
Rossella Montemurro