Pubblichiamo il testo dell’omelia pronunciata da mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, Arcivescovo di Matera-Irsina e Vescovo di Tricarico, durante la Messa del giorno di Natale: Carissimi, oggi, in questa magnifica Basilica Cattedrale, siamo entrati nella grotta di...
Nell’antica Grecia con Agorà si indicava la piazza principale della polis: e proprio questo termine, che volendo approfondire racchiude un mondo, fu scelto da Carlo Scazzarriello per il suo bar di Marconia di Pisticci. Il Caffè Agorà, appunto, oggi gestito dai figli Joseph e Romilda in piazza Elettra a Marconia. Insieme al bar Marconia e al bar Settembre è uno dei locali storici: “Oggi – spiega Joseph – possiamo dire di essere stati tra i primi in questo paese. E non abbiamo concorrenti ma colleghi. C’è spazio per tutti.
Mio padre – aggiunge – lavorava a Macchia di Ferrandina e con i risparmi acquisiti dopo il fallimento dell’azienda per la quale lavorava rilevò qui a Marconia un bar che si trovava in una zona periferica. Il locale fu aperto il primo febbraio 1983. Con il suo savoir faire e l’aiuto di mia madre Bianca riuscì a spostare l’attività in centro. Nel 1990 decise di chiamarlo Caffè Agorà, inteso come luogo di ritrovo, piazza, ed è diventato punto di riferimento per tanti e, sostanzialmente, la figura di nostro padre è come se fosse ancora presente.
Noi eravamo adolescenti, siamo cresciuti anche con i vari collaboratori che si sono succeduti nel tempo diventando grandi anche loro – oggi sono barman, imprenditori, persone di successo. Nel 2007 mio padre è venuto a mancare: una vita fatta di sacrifici, una morte prematura e noi, disorientati, non sapevamo quale sarebbe stato il nostro futuro. Allora ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo continuato questa esperienza. Per un attimo ci era balenata l’idea di sostituire il nome con Caffè da Carlo perché a Marconia siamo noti come “il bar di Carlo” ma abbiamo rinunciato perché il sogno di nostro padre era quello di costruire e costituire un luogo di ritrovo, un’agorà.”
Nel Caffè Agorà c’è solo l’imbarazzo della scelta: dalle colazioni all’aperitivo, al brunch, allo slow food, agli aperitivi serali fino a una cena con panini, sandwich e dopo cena: “D’estate non chiudiamo prima delle due, a volte anche le quattro di mattina. Accanto a noi, nostra madre, una donna sempre presente, un perno fondamentale sia sotto il profilo squisitamente affettivo sia lavorativo: è instancabile, non si ferma mai. È stata la spalla di mio padre per tanti anni ed è ancora per noi una certezza. Dobbiamo anche a lei tutto quello che abbiamo.”
Anche con mia sorella il rapporto è ottimo. – aggiunge Joseph – Non so quante altre attività riescano a continuare le esperienze di famiglia con gli eredi, siamo ormai da 16 anni insieme fianco e fianco e questa esperienza ancora continua.”
L’unica nota dolente, il personale che, quando si ha bisogno si trova con difficoltà: “Negli ultimi anni a causa di tante vicissitudini e fattori che non sto qui ad analizzare si è persa un po’ la voglia di lavorare nel campo della ristorazione e nei bar, vuoi perché gli orari sono effettivamente massacranti vuoi perché perché si lavora nei festivi. I giovani investono non tanto sul lavoro ma sulla qualità del tempo da trascorrere liberamente, non pensano ai sacrifici e al futuro”.