Migliaia di visitatori da tutta Italia, un percorso di oltre un chilometro, più di 200 comparse e tredici scene che accompagnano gli spettatori con una ricostruzione minuziosa nella Galilea di 2000 anni fa. Anche la 14esima edizione del "Presepe vivente nei Sassi di...
“Era davvero così, l’amore? Quel sentimento tumorale che avevo intuito da ragazzino dinanzi al volto candido di Francesca? Era questo il coltello di Kafka? Non lo capivo più, o forse lo stavo semplicemente scoprendo per la prima volta. Maria mi stava mettendo di fronte a un apparato di emozioni che andavano al di là di quelle che avevo sempre immaginato e sperimentato come amore. Era un nodo in cui il desiderio si intrecciava alla paura, alla clandestinità, alla complessità e insieme alla semplicità di un rapporto che aveva tutti i crismi per non esistere. Io e Maria non esistevamo, questo era il punto: non esistevamo per nessuno, non esistevamo per il mondo, esistevamo solo per noi stessi”.
Tommaso tra Maria e Beatrice, un triangolo pericolosissimo perché Maria e Beatrice sono sorelle. E Tommaso è il fidanzato di Beatrice, sua ex studentessa all’università. È su queste premesse che si basa Il tempo umano (HarperCollins), un romanzo intenso che accompagna il lettore in una full immersion nelle emozioni, nei sentimenti devastanti, nella passione erotica.
La relazione tra Tommaso e Beatrice inizia per caso. Un incontro fortuito in un alimentari, uno sguardo di troppo del docente di letteratura su quella studentessa modello, inginocchiata a cercare qualcosa. Lei è la figlia di Alfredo Del Nord, l’imprenditore nato dal nulla che, a partire dalla sua ossessione per il tempo, ha fondato la Dea Nigra, una delle più importanti aziende internazionali di orologi di lusso.
“Alfredo aveva capito che esisteva un altro tipo di tempo, il tempo della psiche, dell’interiorità. Un tempo bergsoniano. Quante volte uno stesso intervallo di ore ci sembra diverso a seconda del nostro stato d’animo? Quante giornate corrono più veloci rispetto ad altre pervase dalla noia? Rallentare il tempo, velocizzarlo, fermarlo, erano tutte possibilità della coscienza più che della conoscenza scientifica o della meccanica. Ma sarebbe mai stato possibile costruire un orologio tarato sulla durata interiore anziché sui tempi esteriori quantificati su un quadrante? Sarebbe mai riuscito lui, Alfredo, a progettare un meccanismo capace di cogliere l’essenza della vita anziché la sua corruttibilità?”
Beatrice è algida, compassata, con l’unico obiettivo, dopo la laurea, di intraprendere la carriera accademica. Sembra una ragazza molto sensuale, in realtà è come se fosse indifferente alla sessualità. È tutto il contrario di Maria, abituata a provocare – forte e spregiudicata nei suoi ventidue anni.
Quando Tommaso inizia a frequentare Villa Del Nord, immersa nel verde, rimane soggiogato e affascinato nello stesso tempo da quell’aura della famiglia. E, inevitabilmente irretito da Maria, opposta – caratterialmente – a Beatrice come il giorno e la notte. Dopo che i due amanti vengono scoperti, cambia tutto.
Nisini ha un’eleganza stilistica notevole, la trama del suo romanzo è valorizzata da uno scandire lento (quasi come lo scorrere del tempo), di ciascun personaggio si percepisce l’introspezione psicologica che l’autore ha voluto sottolineare.
Ma Il tempo umano non è solo un romanzo di passioni e tradimenti: sullo sfondo della provincia italiana, nell’arco di vent’anni (dal 1997 al 2016) si sfiorano e si scontrano le vite di due uomini – anche queste tra loro molto distanti –, quelle di Tommaso e Alfredo.
Giorgio Nisini è nato a Viterbo nel 1974. Per alcuni anni insegna sociologia della letteratura all’Università La Sapienza di Roma, dedicandosi prevalentemente all’attività critica e saggistica. La passione per il cinema lo porta nel frattempo a scrivere una monografia dedicata a Robert De Niro (2004) e a collaborare con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, per la quale cura un ciclo d’incontri-intervista con alcuni protagonisti del cinema italiano contemporaneo – tra cui Vincenzo Cerami, Vittorio Storaro e Andrea Occhipinti – poi raccolti nel volume Saggi e dialoghi sul cinema (2006). Dal 2016 al 2019 è stato docente e ricercatore all’Università di Bari Aldo Moro, dove ha insegnato letteratura italiana moderna e contemporanea. Dal 2019 insegna presso la Lumsa di Roma e coordina, per conto di Roma Lazio Film Commission e Fondazione Bellonci, il progetto L’immagine stregata.
Nel 2008 pubblica il suo primo romanzo, La demolizione del Mammut, con cui vince il Premio Corrado Alvaro Opera Prima e arriva tra i cinque finalisti del premio Tondelli. Il suo secondo romanzo, La città di Adamo (2011), viene selezionato tra i dodici finalisti della LXV Edizione del premio Strega. Nel 2015 esce La lottatrice di sumo, che insieme ai volumi precedenti compone quella che l’autore ha definito Trilogia dell’incertezza.
Rossella Montemurro