mercoledì, 15 Gennaio 2025

“Tu avevi un piano ben preciso, sapevi cosa volevi diventare e di certo non eri il tipo che si affida al caso. Non avevi limiti. Ogni cosa doveva essere perfetta, come le mezzelune bianche delle tue unghie e come quelle matite gialle portamine che usavi, con la gomma per cancellare mai usata. Le tue risposte erano sempre esatte, sempre. Gli insegnanti usavano il tuo compito per correggere quelli degli altri.

Quel che allora non sapevo è che tutta questa ricerca di perfezione serviva a costruire una barriera, per tenere qualcosa fuori. Oppure dentro, ben nascosta”.

Hanno diciassette anni e stanno studiando insieme, Diane e Kit. Fin dalla mattina a scuola, quando in classe c’era un dibattito su Amleto, Diane è strana, assente. Kit, quel pomeriggio le domanda: “Qualcuno ti ha fatto qualcosa, qualcuno ti ha fatto del male?”

“Nessuno mi ha fatto niente. Sto parlando di me, di una cosa che ho fatto io”.

Sono i flashback di dodici anni prima che fanno chiarezza nel presente di Kit – la sua è la voce narrante di Dammi la mano (Einaudi, traduzione di Manuela Francescon) di Megan Abbott -, ricercatrice apprezzata e brillante approdata al Severin Lab dopo aver fatto molti sacrifici.

I suoi sforzi, oggi, sono tutti concentrati per entrare in un gruppo di ricerca sul disturbo disforico premestruale, una sorta di sindrome premestruale portata ai massimi livelli, con sbalzi d’umore e rabbia incontrollabile. La ricerca, che si prospetta rivoluzionaria, favorirebbe notevoli avanzamenti di carriera per quanti saranno scelti nel gruppo guidato dall’algida dottoressa Severin. In tanti ambiscono a entrare, ma i posti sono solo un paio. Kit ha tutte le carte in regola per farcela ma Diane, all’improvviso, piomba dal passato. La loro amicizia si era spezzata alla luce della rivelazione di Diane -l’ultima persona che Kit avrebbe mai immaginato di ritrovarsi accanto.

Riaffiorano i ricordi che le vedeva in competizione a scuola: Diane faceva ogni cosa con naturalezza ed eleganza, Kit doveva sforzarsi però poi le dava filo da torcere. Adesso è Diane a scoprire qualcosa in grado di distruggere tutto ciò per cui Kit ha lavorato duramente: Dammi la mano è un thriller magnetico che mostra come il male, spesso, si annidi tra le ombre delle persone che pensiamo di conoscere e amare.

La Abbott, autrice di nove romanzi con i quali ha ottenuto importanti premi e riconoscimenti, è una maestra del genere. Il suo stile asciutto, gli ottimi dialoghi, l’introspezione psicologica e quel giusto mix di non detto riescono a catturare il lettore fin dalle primissime pagine tanto che Dammi la mano può essere definito uno di quei libri dai quali è difficilissimo staccarsi. Anche Stephen King ha affermato: “Riesce a darmi i brividi nella maniera migliore possibile”.

Megan Abbott, nata a Detroit, ha conseguito un dottorato in letteratura presso la New York University e suoi pezzi sono apparsi sul «The New York Times», «The Wall Street Journal» e «The Guardian». Attualmente vive a New York.

Rossella Montemurro

 
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